Sono stanco, molto stanco
di essere quello che le tue larghe braccia aperte
ricoprono, come gli ospiti gioviali, senza darsi vanto
e poi si richiudono che in me nulla c'è d'inerte.
Voglio che il gemito che ti dà ebbrezza
dalle mie labbra non sfugga ancora
ché i tumulti del petto custodiscono con troppa tenerezza
perchè di tafferugli così imbarazzanti io sia dimora.
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