sabato 30 maggio 2009
Le distrazioni
Oggi è un giorno luminoso, e il Sole e l'Ombra si spartiscono gloria e miseria delle superfici piane e gibbose, liscie e scabrose, pietrose di Firenze. Ieri faceva invece una sera scura e la città si apriva agli occhi deserta e ventosa. I mulinelli sostituivano gli spazzini convocando le cartacce e spazzandole via. Ancora prima, durante le ore di luce, avevo passeggiato per quelle stesse vie, subendo la vista della folla, e distraendomi con quel che si suol chiamare il brulichio della strada. Gli ampi stradali erano attraversati da cartelloni pubblicitari viaggianti, simili a brutti termosifoni che solo di profilo offrivano curve interessanti. Un uomo, in Via Jacopo da Diacceto, era affacciato alla finestra. Le circostanze lo rendevano l'immagine di Jacopo da Diacceto. La sua finestra era infatti al primo piano, giusto di lato alla targa che indicava il nome della strada. Lo sfondo della stanza dove si trovava era poi scuro, e la sua siluetta schiarita dalla canottiera di cotone bianca si stagliava come in una perfetta fotografia da studio in vesti casalinghe. Donne dal portamento solerte e magnifico mi tagliavano il passo, mi superavano, si stupivano se poi al semaforo rosso le raggiungevo. Col verde ripartivamo insieme a grandi falcate, accompagnandoci per qualche passo. Poi mi superavano di nuovo e le perdevo nel brulichio della strada. Motociclisti col mozzicone della sigaretta tra le labbra irrompevano nelle vie trafficate imprecando contro chi le popolava. I pittori aprivano le finestre per mandar via l'odor di vernice e d'acqua ragia, tenendo d'occhio i treni per non far tardi alla stazione.
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