L'osservatore d'insetti guardava una farfalla.
La sera era calata sulla sua casa vicina al mare e c'erano poche luci accese nelle abitazioni dei dintorni.
L'osservatore, fino a quel momento distratto, notò che la farfalla anelava avvicinarsi a lui, ma si scontrava col vetro della portafinestra.
La farfalla batteva tormentosamente le ali sottili in un movimento rapidissimo che la rendeva simile a una sfera semistrasparente.
L'osservatore si rese conto che la farfalla teneva quello strano comportamento perché abbisognava la vicinanza della luce e che non avrebbe desistito dal raggiungerla.
Solo, sperduto in un villaggio di villeggianti assenti, accese tutte le lampade che aveva in casa, nella speranza che molte altre farfalle accorressero e si affastellassero sul vetro.
Si sentì come un esploratore che si guadagna la curiosità di un indigeno meravigliandolo con le lenti di un binocolo retrattile. Anzi peggio, perché sovrappopolati anelli di quella catena che usiamo per mettere in fila il creato lo separavano dalla farfalla.
Nondimeno l'osservatore d'insetti lenì la sua solitudine, quella notte, esibendo le sue lampade come un pavone le sue piume variopinte, o come un cervo le sue lunghe, affusolate e cotonose corna.
Il giorno seguente accese dei lumi in giardino subito prima che il sole tramontasse.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Esto es precioso.
RispondiElimina