lunedì 20 aprile 2009

For J.G. Ballard

Stavo facendo colazione nel bar latteria di via Toselli. Avevo appena rifiutato una brioche lievitata naturalmente senza aggiunta di burro lodata dal barista, dicendo "non si faccia tanti problemi, mezza noce di burro non ha mai ucciso nessuno", quando sul giornale preso dal banco dei gelati ho letto "Addio a J.G. Ballard". Sto leggendo un suo libro, "L'isola di cemento". I libri che leggo rimangono sul letto anche un mese, notte e giorno, e tra questi c'è, anche ora, l'Isola di cemento. Mi sono commosso fino a piangere sulla tazza piena di cappuccino tiepido e, pur capendo perché, mi sono chiesto perché. La risposta è che la trasmigrazione di James Graham Ballard dal regno dei vivi a quello dei morti è avvenuta ieri anche tra le mie lenzuola, così come su tutte le librerie, scrivanie, mensole, consolles e lenzuola del mondo su cui c'era un suo libro.



Nell'articolo, Ballard affermava che il genere letterario della fantascienza ha perso di senso quando Neil Alden Armostrong posò lo scarpone sulla Luna, nel 1969. Ha ragione, siamo più delicati ti quanto sembri.

2 commenti:

  1. Ci sia dato capire come siamo delicati.

    RispondiElimina
  2. Sì, che un raggio scenda dal cielo e ci indichi la pietra su cui è scritta la cifra esatta della delicatezza di noi strane scimmie.

    RispondiElimina